Le Origini di Ara Pacis
Da bambina ho trascorso molte notti insonni, chiedendomi perché il mondo non fosse giusto, perché alcuni avessero tutto, anzi ancora più di tutto, e altri meno che niente; perché esistessero uomini, donne e bambini privi d’istruzione o prospettive; perché gli venisse calpestata la dignità e negati i diritti umani. Mi domandavo perché dovesse esistere la guerra e perché i leader del mondo non sapessero condividere i loro beni o chiedere scusa, come ci veniva insegnato a casa.
Il più delle volte, mi addormentavo piangendo.
Passarono gli anni, ma le domande restavano le stesse. Poi, arrivò mio figlio, Milo Joseph e non potevo più limitarmi solo a pensare, dovevo agire – per lui e per tutti gli innocenti – anche per quei bambini che ritroviamo negli occhi impauriti di uomini e donne le cui vite sono afflitte dall’umiliazione e dal conflitto.
Ma c’era un aspetto nuovo nelle ingiustizie su cui meditavo da piccola: sempre di più si uccide, si umilia, si terrorizza nel nome di Dio, non del Dio che ha fermato la mano di Abramo, ma un dio che incoraggia il massacro dei nostri figli, un dio assetato di sangue, il dio della vendetta.
Ritornai col pensiero al mio passato di attrice di teatro, nel corso di un’estate in cui mi trovavo nella tragica e contesa regione dell’Istria. Pensai ad Oreste, di come fu perseguitato dalle Erinni per aver ucciso la madre, Clitemnestra, rea dell’assassinio del marito Agamennone, padre d’Oreste. Incapace di comprendere perché le Erinni si accanissero contro di lui, non aveva forse agito nel rispetto dell’arcaica legge della vendetta? Oreste si rivolge ad Atena, dea della saggezza, chiedendole di essere giudicato in modo giusto, non dagli dei ma dagli uomini. Atena crea un Areopago e chiama i saggi di Atene a sedere in un tribunale, presieduto da lei, con Apollo alla difesa, che rappresenta simbolicamente la fine dell’occhio per occhio”, lo ius talionis delle vecchie divinità, e annuncia l’alba della giustizia umana. Forse, pensai, il mondo ha bisogno di un nuovo Areopago, composto da esseri umani saggi e autorevoli che sappiano indicare la via per uscire da questo tragico vortice di paura, odio e sangue. Si, ma chi sono i saggi oggi? Chi gli autorevoli? “Non posso parlare di riconciliazione finché la madre, che ha visto scorrere il sangue di suo figlio sulle strade di Gerusalemme, non avrà perdonato”. Queste parole, pronunciate dalla figlia di un estremista religioso, mi rimasero in mente. Poi arrivò la risposta che cercavo.
I saggi sono uomini e donne che, pur avendo sofferto tragedie inumane, hanno saputo superare l’odio e i richiami della vendetta. Uomini e donne che cercano di comprendere, di perdonare e di riconciliarsi con il nemico. La loro autorevolezza consiste nel fatto che loro stessi, i loro padri, madri, sorelle, fratelli, figli, nonni, parenti vicini e lontani sono stati umiliati, stuprati, torturati, picchiati e uccisi, eppure non si sono arresi all’oscurità che assediava i loro cuori. Sono questi gli esseri umani ordinari e allo stesso tempo straordinari che devono sedere nell’Areopago, ascoltare le vittime e i carnefici, cercando di lenire le ferite attraverso la dignità, il perdono e la riconciliazione. Sono loro che creano scandalo all’ingordigia, all’ottusità spirituale e all’oppressione che affliggono il mondo, riducendo milioni di esseri umani allo stato di meri oggetti, privati dei mezzi di sostentamento, della dignità e spesso della vita. Affiancati da esperti nei diversi aspetti della trasformazione dei conflitti, questi saggi costituiranno il fulcro del Consiglio per la Dignità, il Perdono e la Riconciliazione, un Areopago moderno che propone una nuova forma di giustizia. Un Consiglio che unisce simbolicamente la famiglia umana, mettendosi al servizio dei popoli in conflitto, affinché non siano lasciati soli nella follia dell’odio e dell’ingiustizia; perché si cerchi instancabilmente il rispetto della dignità e il perdono, anche nel cuore delle tenebre; perché si ascoltino le voci dell’equilibro e della luce, anche quando le esortazioni alla punizione e alla vendetta soffocano persino il più remoto desiderio di pace. Perché i torti storici, l’avidità contemporanea, il deragliamento spirituale e il potere di umiliare, possano essere svelati e affrontati creando lo spazio per la riconciliazione.
Questa è la missione dell’Ara Pacis Initiatives, che prende il suo nome dall’altare dedicato alla pace, che il senato di Roma decretò di erigere il 4 luglio del 13 a.C., e che fu inaugurato dall’imperatore Augusto il 30 gennaio del 9 a.C. per celebrare la pax romana, il mondo conosciuto conquistato con le armi. Il 21 aprile 2010, nell’anno 2763 ab Urbe condita, il sindaco di Roma dedica simbolicamente l’altare alla pax humana, un mondo conquistato con la dignità, il perdono e la riconciliazione, uniche garanzie di una pace duratura.
tratto dal “Breviario del Perdono” – Roma 2010
MARIA NICOLETTA GAIDA
Fondatrice e Presidente di Ara Pacis Initiatives for Peace