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Accordo “La Pace è Buona” – Come sta andando

Accordo “La Pace è Buona" Dicembre 2022

La firma di un accordo per la pace è sempre un traguardo, ma rappresenta anche e soprattutto l’avvio di un percorso a cui garantire la dovuta cura perché le parole si traducano in fatti. Soprattutto quando questo significa aiutare a sanare ferite e a ricomporre divisioni tra comunità di una stessa città, come nel caso di Murzuq, dove Aheli e Tebu hanno intrapreso un cammino di riconciliazione culminato nell’accordo “La pace è buona”. Un nome non casuale, tratto da un versetto del Corano in cui si spiega l’impatto negativo che i conflitti hanno sull’uomo, e che è stato scelto dalle delegazioni delle due comunità durante le trattative a Roma.

I primi segnali che arrivano dalla Libia dopo la firma sono incoraggianti: al loro rientro a Tripoli da Roma le due delegazioni Aheli e Tebu di Murzuq, così come la Commissione dei facilitatori nominata e autorizzata dal governo di unità nazionale, dal Consiglio Presidenziale libico e dal comando militare di Murzuq, sono state ricevute da ministri e parlamentari che hanno espresso apprezzamento per l’impegno assunto. Anche i sindaci di tre città del sud della Libia, Bint Beyya, Wadi Etba e Sebha, hanno accolto le delegazioni per elogiarne il coraggio e le intenzioni di pace.

Da parte sua, il vicepremier del governo di unità nazionale, Ramadan Ahmed Bujnah, ha convocato una riunione di gabinetto per dare seguito all’impegno assunto a Roma con la firma dell’accordo, licenziando un decreto con cui è stato istituito il “Consiglio sociale congiunto della municipalità di Murzuq“. Si tratta di un organismo che riunisce le due delegazioni Aheli e Tebu, che ora avrà il compito di portare avanti ogni iniziativa prevista dall’accordo. Ed è di particolare importanza il fatto che a guidare il Consiglio sarà Adam Mulqi, notabile della tribù tebu di Murzuq che per primo andò a incontrare le famiglie Aheli sfollate dalla città a causa del conflitto, chiedendo loro di rientrare nelle loro case. “Nessuno deve far male alle famiglie che vorranno tornare”, affermò di fronte agli altri leader e giovani tebu di Murzuq, conquistandosi così la fiducia degli Aheli, tanto che sono stati loro a indicare il suo nome per la guida del Consiglio. Il numero due del Consiglio è Abdusalam al-Fayed, ex militare in pensione e leader del Movimento per il ritorno delle famiglie Aheli, la cui famiglia è stata la prima a rientrare a Murzuq. 

Ma alla riunione di gabinetto non si è parlato solo di nomine: è stato infatti invitato anche il direttore dell’azienda elettrica Gecol, Ali Mashay, per dare seguito all’impegno assunto dal vicepremier Bujnah di avviare i lavori di ripristino della rete elettrica a Murzuq.

Una volta rientrato a Murzuq, il nuovo Consiglio congiunto e la Commissione dei facilitatori hanno avviato la definizione di un piano d’azione con gli interventi necessari per dare attuazione all’accordo. A questi lavori ha preso parte anche il consulente legale di Ara Pacis, Ashref Al-Zoubayr, impegnato da tempo a rappresentare gli sfollati Aheli che hanno trovato rifugio soprattutto nelle municipalità vicine a Murzuq, come Wadi Etba, facilitando il processo di rientro in città.  Stando alle ultime stime Onu, sono circa 15.000 gli sfollati, nove su 10 a causa delle ostilità del 2019, e la maggior parte di loro vuole rientrare nelle proprie abitazioni grazie alle migliori condizioni di sicurezza. Ma servono fondi per riparare le case danneggiate durante il conflitto. L’ingegnere Tarek Mohammed, un tuareg considerato super partes con alle spalle già un’esperienza in valutazioni post-conflitto nella città di Ubari, ha effettuato un sopralluogo dei quartieri Aheli a Murzuq, stilando una lista di immobili che necessitano di interventi di riparazione, indicando come prioritari quelli che presentano danni minori e che possono quindi tornare agibili in breve tempo.

Primi passi incoraggianti che hanno suscitato anche l’interesse dell’Ambasciata americana in Libia, che ha voluto incontrare il vicepremier Bujnah e una rappresentanza della Commissione dei facilitatori. Nel corso di questo incontro sono stati illustrati i problemi che affliggono Murzuq e tutta la regione del Fezzan, e la Commissione ha sottolineato la necessità di un coordinamento e una collaborazione con Ara Pacis, già impegnata sul posto, per poter trarre il massimo beneficio dagli aiuti internazionali. Suggerimento che è stato accolto dalla rappresentanza americana, tanto che Ara Pacis ha già avuto una videoconferenza, facilitata dall’Ambasciata italiana a Tripoli, con alcuni funzionari dell’ambasciata e dell’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale (Usaid) proprio per coordinare le attività a Murzuq.

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